un'idea di teatro
Quando è cominciata ci muoveva soprattutto l'entusiasmo: non sapevamo a cosa stavamo andando incontro… sono passati nove anni e tutto è cambiato, in effetti, facciamo un po' di ordine.
Nel '96 ho deciso di smetterla di fare "solo" l'attrice … mi premeva soprattutto incontrare persone non troppo coinvolte col termine teatro, un termine ingombrante e spesso frainteso, e allora ho cercato un posto, un luogo dove chiunque avrebbe potuto provare l'esperienza del proprio corpo e della propria voce e di corpi e voci altrui: un laboratorio, un luogo franco dove guardarsi in faccia … sembrano passati anni da quel primo approccio, altre volte invece solo pochi mesi … e l'entusiasmo di quei giorni ha passato molte prove, ma è vivo.
La vita è la materia più interessante per me, le facce e la vita che scorre dietro agli occhi della gente: un teatro fatto di sguardi, sguardi che si incontrano, che indagano, che si rapportano all'esterno con limpido stupore e luci accese … occhi come lampadine accese.
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Credo che qualsiasi artista non riesca mai veramente a parlare del proprio lavoro come vorrebbe, i termini sembrano non bastare mai, molto meglio la pratica, toccare con mano, ecco io vorrei che si potesse allargare tanto lo spazio di uno spettacolo da poter accogliere tutte le curiosità e le domande mai poste, poter apprendere da chi ci sta guardando il segreto del cosa stiamo facendo e quindi migliorarlo, guardandolo finalmente con occhi diversi. Io non dico mai a un attore cosa deve o non deve fare, lo capirà da solo, osservandosi e lasciando che il proprio canto trovi una via d'uscita e si manifesti in quel modo unico e irripetibile. Una magia che funziona spesso.
Se il corpo e la voce dell'attore trovano lo "sfiatatoio" giusto, l'attore saprà raccogliere la propria energia e io avrò davanti a me un fiume che aspetta solo di essere guidato in una direzione, imparerà a non traboccare, a essere sempre cosciente, a trasformare il suo canto in espressione teatrale; ma se l'attore sarà rimasto fermo ad aspettare indicazioni, senza provare mai a uscire dal proprio schema e a tentare di dar forma alla sua esclusiva forza, io avrò davanti un mare e farò una fatica terribile per individuarne i confini. Perdonatemi la metafora.
Forse per tutti questi motivi io lavoro con persone che diventano attori, e non il contrario; quello che amo di questo lavoro è vedere come i ragazzi vengono da me per fare un'esperienza e si trovano coinvolti in una passione … se scopri un fuoco dentro di te è difficile tornare indietro ma può fare paura: voglio sentirmi libera di chiedere incessantemente alle persone che scelgo e che decidono di partecipare a un mio spettacolo, chiedere sempre e di più. Un rischio notevole. I distacchi non sono mai facili, ma inevitabili. Sogno di poter costruire un gruppo più stabile, per poter cercare risorse non rintracciabili nell'esperienza di un anno o poco più, risorse che mi permettano di far crescere quest'idea di teatro, questa insaziabile voglia di naturalezza e magia. Un grande maestro diceva che la cosa importante è non fermarsi mai, continuare sempre a lavorare cercando il proprio modo di dire le cose … credo che lo stiamo facendo … ed è una fatica appagante, credetemi.
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Raffaella Russo